Seduta del 25/3/2009
Audizione del presidente di Poste italiane SpA, Giovanni Ialongo, sulle conseguenze
delle politiche del personale dell'azienda sull'andamento del rapporto iscritti pensionati
dell'Istituto postelegrafonici (IPOST).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del
Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione del presidente di Poste italiane SpA,
dottor Giovanni Ialongo, sulle conseguenze delle politiche del personale dell'azienda
sull'andamento del rapporto iscritti-pensionati dell'Istituto postelegrafonici (IPOST).
Avverto che il dottor Ialongo è accompagnato dalla dottoressa Simona Giorgetti,
responsabile delle comunicazioni esterne e relazioni istituzionali di Poste italiane, dalla
dottoressa Maria Scappaticci e dalla dottoressa Antonella Albanesi, sue assistenti.
Do quindi la parola al dottor Giovanni Ialongo, che ringrazio per la disponibilità.
GIOVANNI IALONGO, Presidente di Poste italiane SpA. Signor presidente e signori
commissari, vi ringrazio per
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l'opportunità di rappresentare la politica del personale di Poste italiane che ho l'onere e
l'onore di presiedere. Vi rappresento i quattro punti principali che verranno da me
esaminati questa mattina: la forza lavoro dell'azienda, la previsione per il triennio 2009- 2011 degli esodi e degli inserimenti, il fenomeno dei contratti a tempo determinato in azienda, il contratto unico di settore e l'allargamento della platea contributiva. Iniziamo dal primo punto, ossia la forza lavoro. Il numero complessivo dei dipendenti è di 153.895 unità. I contratti a tempo indeterminato sono 151.129, di cui 150.385 di ruolo e 744 dirigenti; i contratti a tempo determinato sono 2.416 e l'organico flessibile di 350 unità. Per quanto concerne la contribuzione, il personale con contratto di lavoro interinale versa gli oneri contributivi, previsti dalle vigenti disposizioni legislative, all'INPS (il versamento viene effettuato ovviamente dalle singole agenzie interinali). Per i dipendenti
con contratto di lavoro a tempo determinato i contributi previdenziali vengono versati
all'IPOST.
Passo dunque al secondo punto: la previsione per il triennio 2009-2011. In coerenza con
il sistema aziendale di relazioni industriali, il piano industriale ha costituito oggetto di
informativa alle organizzazioni sindacali. Per quanto riguarda il piano esodi, l'esodo
incentivato - processo accessibile a tutti i dipendenti operativi in azienda dal mese di
marzo del 1999 - è gestito territorialmente dalle risorse umane regionali con indirizzo e
coordinamento centrale. Sono incentivate all'esodo le persone che sono in prossimità di
raggiungimento dei requisiti pensionistici, anagrafici e contributivi (ovviamente, uno o
due anni prima della finestra di uscita). Attualmente e fino al 30 giugno 2009, i requisiti
sono: 58 anni di età e 35 di contribuzione, oppure 40 anni di contribuzione. Il piano
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esodi è così strutturato: nel 2009 è previsto un esodo incentivato di 4.000 unità, nel
2010 di 4.000 unità e nel 2011 di 2.700 unità. Nel triennio 2009-2011 il turn over
fisiologico è di 4.500 unità, per un totale di esodi di 15.200 unità. Pertanto, tra
l'esodo incentivato e il turn over fisiologico sono potenzialmente in uscita 15.200
unità. Per quanto riguarda il piano inserimenti, nel triennio 2009-2011 si prevedono inserimenti di personale secondo le seguenti tipologie: riammissione di personale ex contratti a tempo determinato, su sentenza del giudice: 6.500 unità; inserimenti dall'esterno previsti in piano dall'azienda: 800 unità nel 2009, 800 unità nel 2010 e 500 unità nel 2011 per un totale di 1.800 unità. Pertanto, a piano industriale presentato, sommando le precedenti cifre risultano in totale 8.300 inserimenti a fronte delle 15.200 unità in uscita.
- Il terzo punto riguarda il percorso degli ex contratti a tempo determinato.
è quella contenuta nell'articolo 1 del decreto legislativo n. 368 del 2001: «è consentita
l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato a fronte di
ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo».
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Passiamo ora al fenomeno del contenzioso e alle azioni attivate. Nel corso degli anni, il
contenzioso derivante dalla stipulazione dei contratti a tempo determinato è stato pari a
44 mila ricorsi. Di questi, ne sono stati riammessi 25 mila a seguito della pronuncia del giudice, con conseguente trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Per depotenziare il contenzioso, l'azienda e le organizzazioni sindacali hanno siglato due accordi sindacali (13 gennaio 2006 e 10 luglio 2008) con i quali sono stati stabilizzati 21 mila lavoratori, dei 25 mila già riammessi con pronuncia giudiziale. Questi 21 mila lavoratori hanno scelto di rendere stabile il rapporto di lavoro rinunciando al contenzioso in essere e restituendo l'importo riconosciuto a titolo di risarcimento per i periodi non lavorati. I restanti 19 mila ricorsi (i 44 mila ricorsi iniziali meno i 25 mila riammessi) sono così ripartiti: 6.500 cause pendenti in primo grado; 2.500 cause vinte dall'azienda in primo grado e già pendenti in secondo grado; 6 mila cause vinte dall'azienda in primo grado con possibilità di appello (è possibile stimare il 50 per cento di prosecuzione del contenzioso); 2 mila cause concluse favorevolmente con rinunce e sentenze definitive di cessazione della materia del contendere; infine, 2 mila cause che sono state positivamente conciliate. Da ciò si evince che il contenzioso attivo è relativo a 15 mila ricorsi, che sono in attesa di pronuncia da parte del giudice.
Con gli accordi sindacali del 13 gennaio 2006 e del 10 luglio 2008 è stata costituita una graduatoria nazionale di cui fanno parte circa 15 mila risorse ex contratti a tempo determinato che, aderendo all'accordo medesimo, hanno rinunciato al contenzioso instaurato con Poste italiane e a qualunque pretesa nei suoi confronti. Pertanto, l'elemento necessario per poter essere inseriti in graduatoria è l'adesione all'atto pattizio
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azienda-sindacato. L'azienda attinge alla graduatoria per il reperimento di personale necessario a soddisfare le proprie esigenze sia di carattere stabile (tempo indeterminato), sia di carattere flessibile (tempo determinato). Delle 15 mila risorse inserite in graduatoria, ad oggi circa 5 mila risultano assunte a tempo indeterminato. Alle restanti 10 mila unità entrate in graduatoria l'azienda assicura almeno una convocazione entro il 30 giugno 2010. Dalla predetta data l'azienda continuerà, comunque, per un anno ad attingere alla graduatoria per reperire le risorse per attività di recapito e operazioni logistiche.
Il quarto punto del mio intervento riguarda la liberalizzazione del mercato postale. La
completa liberalizzazione dei mercati postali, prevista per il 2011, ridurrà gradualmente l'area di monopolio di Poste italiane. I nuovi operatori potranno quindi offrire servizi postali anche nell'ambito del servizio universale, sinora riservato a Poste italiane. In previsione di questa totale apertura del mercato, l'obiettivo dell'azienda è quello di
prepararsi alla liberalizzazione giungendo, con le parti interessate, ad un contratto unico
di settore che riguardi tutte le imprese operanti nell'ambito postale. Una prima esperienza
in questo senso è stata già compiuta in Germania, dove è stato raggiunto un contratto
unico di settore con le parti sociali prima dell'entrata in vigore della liberalizzazione, che
in Germania è scattata nel 2007. Il nostro obiettivo è condiviso dal Ministero regolatore e
dalle organizzazioni sindacali. Con la sottoscrizione del contratto collettivo nazionale del
luglio 2007, Poste italiane e le organizzazioni sindacali hanno già gettato le basi per una
disciplina di settore. Infatti, al contratto collettivo nazionale del 2007 è stato riconosciuto
il carattere di contratto propedeutico all'adozione di un sistema unificato di regole
normative ed economiche, da
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applicare a tutte le imprese che operano nel settore postale. Inoltre, la parte normativa del
contratto collettivo nazionale del lavoro del 2007 (con scadenza proprio nel 2011) ha
durata quadriennale, tenendo conto dei tempi della liberalizzazione e dell'esigenza di
dotarsi di una normativa adeguata ad una logica di settore.
Poste italiane lavora con tutte le organizzazioni sindacali e con Confindustria per definire un contratto unico di settore.
Tale contratto interesserebbe il settore della corrispondenza e il settore del corriere espresso e pacchi. Le principali aziende private attualmente operanti nel settore della corrispondenza sono: Defendini, Romana Recapiti, TNT Post Italy e Uniposta. Oggi, la stima dei dipendenti delle aziende private del settore corrispondenza è di circa 4.161 unità. Se alle 4.161 risorse delle principali aziende private venissero sommati i dipendenti delle piccole aziende, la stima dei dipendenti di tutte le aziende private nel settore della corrispondenza sarebbe di 5.444 unità (secondo uno studio, nel 2012, ad un anno di distanza dalla liberalizzazione totale, la previsione è di circa 6.705 unità). Per quanto riguarda il settore corriere espresso e pacchi, tra le
principali aziende private attualmente operanti nel settore troviamo: Bartolini, DHL, TNT
Global Express, SDA e UPS. La stima dei dipendenti di queste aziende private, includendo anche quelle di piccole dimensioni, è di circa 15.766 unità (sempre secondo lo studio previsionale effettuato, nel 2012, a distanza di un anno dalla totale liberalizzazione, sarà di circa 18.284 unità).
In sintesi, ad oggi le unità operanti nel settore della corrispondenza e in quello pacchi e corrieri sono circa 22 mila: 5.444 unità per il settore corrispondenza e 15.766 per quello corriere espresso e pacchi. Secondo una proiezione, nel
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2012 le unità saranno circa 25 mila (6.705 per il settore corrispondenza, 18.284 per il settore corriere espresso e pacchi).
Passo, dunque, alla questione dell'allargamento della platea contributiva. Con la
stipula del contratto unico di settore per tutte le aziende operanti nel settore postale
- corrispondenza, corriere espresso e pacchi - si avrebbe un allargamento della
platea dei contribuenti. Tale allargamento inciderebbe considerevolmente sul
sistema previdenziale attualmente gestito dall'Istituto postelegrafonici. Infatti, ai
circa 154 mila contribuenti del gruppo Poste italiane andrebbero ad aggiungersi le
22 mila unità degli altri operatori privati. Quindi, i contribuenti passerebbero a
circa 176 mila; tale dato nel 2012 potrebbe salire a circa 180 mila contribuenti.
Nel concludere, il motivo di questa audizione è legato alla salvaguardia del rapporto
iscritti-pensionati dell'Istituto postelegrafonici, sul quale sono stato da voi audito in
passato in veste di presidente e suo commissario straordinario. Dunque, nel confermarvi
le politiche di Poste italiane per il personale nel triennio 2009-2001 - che, ribadisco, comportano 15.200 esodi e 8.300 inserimenti - ritengo che se riuscissimo con le parti sociali e con il coinvolgimento di Confindustria (con la quale abbiamo già avviato i
dovuti rapporti) a definire un contratto unico di settore, si allargherebbe di fatto la platea
contributiva di 22 mila risorse, dando stabilità al rapporto iscritti-pensionati e
conseguentemente solidità finanziaria all'ente gestore della previdenza delle Poste, cioè
all'Istituto postelegrafonici. Vi ringrazio per la cortese attenzione.
PRESIDENTE. Grazie per la tempestività con cui ha risposto alla nostra richiesta di
intervenire e per l'esaustività della relazione. Do la parola ai colleghi che vogliano porre
domande o formulare osservazioni.
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ELIO LANNUTTI. Ringrazio il presidente Ialongo per la relazione e per le cifre che
riguardano il personale. Per la verità, queste cifre destano un po' di preoccupazione
perché, tra quelli che entrano e quelli che escono, ci sono oltre 7 mila lavoratori in meno.
Il presidente sostiene che se si arriverà al contratto unico di settore forse si riuscirà
a sopperire a questa mancanza di risorse e quindi alla mancanza di contributi. Io
però vorrei leggere la tabella 8 del rapporto CER, relativa agli anni 2005-2035: vi si
prevede nel 2005 un saldo previdenziale negativo di 643 milioni; nel 2010 di 872
milioni; nel 2015 di 1 miliardo e 374 milioni e nel 2020 di 2 miliardi e 282 milioni.
Inoltre, si riscontra anche uno squilibrio tra il numero delle pensioni e il numero dei
lavoratori. Dunque, chiedo se il presidente ci possa illustrare meglio queste cifre. Infatti,
se non si dovesse arrivare al contratto unico di settore, cosa accadrebbe? Potrebbero
sorgere problemi.
Infine, una domanda che pongo a tutti gli auditi, sulla questione dei derivati nelle polizze
vita. So che la questione non riguarda né lei, presidente Ialongo, né il dottor Sardi, ma
rappresenta la pesante eredità lasciata da Corrado Passera, uno dei principali banchieri
oggi in Italia. Infatti, è vero che avete fatto un accordo, ma riguarda quelle polizze che
creano qualche preoccupazione. Quando si investe nelle Poste il proprio risparmio è al
sicuro, a differenza di quando lo si investe nelle banche. Tuttavia, il fatto che tanta povera
gente (come i pensionati), che dispone di importi piccoli, sia stata indotta a sottoscrivere
prodotti che non erano così sicuri desta qualche preoccupazione. Il taglio medio è di 6
mila euro, mentre i tagli medi del settore bancario sono superiori a 20 mila euro: questo
indica che è la povera gente che investe fidandosi delle Poste. È una domanda di rito,
signor presidente,
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che rivolgo a tutti e, in questo caso, anche a lei. Si tratta di verificare se chi sottoscrive il
concambio, anziché risolvere la questione, si assume ulteriori rischi.
PRESIDENTE. Presidente Ialongo, tenga presente che noi stiamo svolgendo un'indagine
su tutti gli enti per conoscere quanto le ha testé illustrato il senatore Lannutti. Vogliamo
conoscere la situazione dei derivati o comunque dei titoli tossici nel portafoglio di tutti gli
enti che abbiamo audito.
ANTONINO LO PRESTI. La mia non è una domanda, ma una precisazione relativa alla
domanda posta dal senatore Lannutti. Allo stato attuale, non possiamo valutare
compiutamente la congruità delle cifre che ci sono state fornite dal CER. Ricorderete
infatti che nella scorsa audizione, nella quale abbiamo ascoltato il commissario
dell'IPOST, è emersa una discrasia tra i dati che ci sono stati forniti dal CER e quelli che
invece, in quella sede, il commissario dell'IPOST ha portato.
Quindi, prima di chiedere - anche se non credo che sia competenza del presidente delle
Poste - delucidazioni sulla congruità delle cifre fornite dal CER, dovremmo effettuare il
passaggio di cui parlammo la volta scorsa: bisognerebbe comparare i dati in nostro
possesso, quelli forniti dal CER, e quelli con una lettura più completa che ci dovranno
fornire i vertici dell'IPOST e poi fare le nostre valutazioni, soprattutto per quanto
riguarda gli errori eventualmente commessi dalla società di consulenza a cui abbiamo
affidato questa indagine. Dunque, in relazione alla prima parte della domanda del
senatore Lannutti credo che dovremmo prima chiarirci le idee confrontando i dati e poi
richiamare il commissario dell'IPOST, che ci dovrà aiutare in questa lettura comparativa.
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Condivido invece la seconda domanda posta dal senatore Lannutti, in quanto sarebbe
utile sentire anche un parere del presidente Ialongo.
GIUSEPPE BERRETTA. Anch'io esprimo un ringraziamento per la completezza della
comunicazione che ci ha testé svolto, dottor Ialongo, ma vorrei chiederle una
precisazione sui contratti a termine. La questione dei contratti a termine è una vicenda
molto complessa che nasce da lontano, dall'interpretazione di norme, e che ha una sua
complessità dal punto di vista giuridico. Tuttavia, tale complessità si è ulteriormente
aggravata all'esito di una norma che dà luogo, secondo me, a notevoli dubbi anche dal
punto di vista della sua costituzionalità. Credo che non sia interesse di nessuno aggravare
questa situazione, che già negli anni scorsi ha determinato una incertezza assoluta dal
punto di vista del contenzioso e dei costi per l'azienda. Quindi, la strada intrapresa,
consistente in accordi fortemente incentivati anche attraverso la condivisione con le parti
sociali - che correttamente l'azienda ha utilizzato - non solo non dovrebbe essere
abbandonata, ma addirittura, a mio avviso, ulteriormente perseguita, non tenendo conto di
quella norma alla quale facevo riferimento. Non so in che misura tale norma abbia inciso
su quei ricorsi che dite di aver vinto; non so, cioè, se voi consideriate vinti i ricorsi
conclusi all'esito dell'applicazione di quella norma, perché ci sarà poi una prosecuzione e
se, con il giudizio di Cassazione, dopo sei anni, si giungerà a una pronuncia che vi
obbligherà a reintegrare migliaia di lavoratori, è chiaro che ciò comporterà un vero e
proprio salasso per l'economia dell'azienda. Quindi, vorrei capire in ordine a questa
specifica norma qual è il vostro atteggiamento, qual è il modo in cui vi state attrezzando e
qual è l'indirizzo che avete dato anche ai legali su questo fronte.
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PIETRO FRANZOSO. Poiché dovrei andare in Commissione bilancio, dove sono
previste votazioni, vorrei intervenire subito.
Oltre agli aspetti illustrati poc'anzi dai colleghi, vorrei avere un chiarimento relativo alla
platea del contenzioso, ovvero ai riammessi in servizio per i contratti a tempo
determinato. Siccome ci sono giudizi in corso (vinti e non vinti, in primo o secondo
grado), mi chiedo se quei lavoratori sono stati stabilizzati dopo il terzo grado di giudizio
oppure dopo la prima sentenza.
GIOVANNI IALONGO, Presidente di Poste italiane SpA. Nei vari giudizi: primo,
secondo o anche terzo grado. Aderendo all'accordo, quei lavoratori hanno restituito le
somme che avevano percepito - secondo quanto disposto dal giudice, in primo grado - e
sono stati riassunti e stabilizzati a tempo indeterminato.
GIULIO SANTAGATA. Ringrazio il presidente Ialongo della sua esposizione. Noi
l'abbiamo audita, presidente, perché ci troviamo di fronte allo strano caso di un ente
previdenziale che dipende - almeno per ora - totalmente dalle politiche del personale e di
sviluppo di una sola azienda. Dai suoi dati mi sembra di capire che questa azienda -
correttamente,credo - continui a perseguire un livello di efficienza. Dunque, si tratta di
un'azienda che incentiva l'esodo in maniera massiccia e che, contemporaneamente,
reinserisce e cerca di eliminare un contenzioso assai pesante. Tuttavia, il saldo queste tra
due operazioni corrisponde a meno 7 mila dipendenti in un triennio.
Non credo che una società di servizi come Poste italiane debba o possa subordinare la sua
politica del personale alla tenuta dell'ente previdenziale che le sta a valle. Da quanto ho
compreso, il contenzioso non rappresenta ormai un bacino
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così significativo: infatti, stiamo parlando grosso modo di 15 mila cause in attesa di
sentenza. Dunque, anche tenendo un ritmo di stabilizzazione pari a quello che è stato
tenuto percentualmente nella situazione precedente, con questi ingressi non riusciamo a
sanare nemmeno il saldo fra esodi e inserimenti che avete previsto per i prossimi tre anni.
Quindi, non è da lì che può arrivare un improvviso aumento di personale alle Poste e io
non mi auguro nemmeno che ciò avvenga, voglio precisarlo.
Si afferma - anche il commissario di IPOST ce l'aveva preannunciato - di contare molto
sul contratto unico di settore e sulla liberalizzazione del mercato postale. Pur essendo io
uno strenuo fautore delle liberalizzazioni - ma le liberalizzazioni a cui penso sono quelle
che vanno a vantaggio dell'efficienza generale del mercato e a vantaggio del consumatore
finale - non credo che possiamo ipotizzare di inserire 22 mila (o quanti saranno, una volta
a regime) nuove figure dentro questo contratto in un sistema completamente
liberalizzato,pensando che esse siano totalmente aggiuntive. Infatti, correttamente, state
«dimagrendo» per prepararvi a quel momento. Quindi, non credo che noi possiamo -
purtroppo, dal punto di vista previdenziale - sommare tout court le due cose. È evidente
che nel momento in cui ci dirigiamo verso un mercato totalmente liberalizzato, in cui si
ha una maggiore identità di servizi, non possiamo fare una somma aritmetica dei due pesi
del personale, ma dobbiamo sperare che questo processo ci porti a una razionalizzazione.
Rimango in attesa di vedere il nuovo bilancio tecnico che ci è stato promesso da IPOST.
Non sono tra quelli che pensano che gli errori siano stati fatti dai nostri consulenti, ma
semplicemente ritengo che ci sia un bilancio tecnico superato,
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che va aggiornato. Tuttavia, non nascondo una certa preoccupazione dal punto di vista
della tenuta prospettica dei dati occupazionali.
NEDO LORENZO POLI. Desidero ringraziare il presidente Ialongo per la sua relazione,
che mi sembra abbia chiarito un po' tutti i punti per i quali avevamo chiesto la presente
audizione, in particolare riguardo agli equilibri dell'IPOST. Mi sembra che la discussione
al riguardo verta sulla liberalizzazione che avverrà nel 2011, come ha affermato il collega
Santagata, anche perché, attualmente, mi pare che non ci siano altre prospettive per
aumentare il numero degli iscritti all'IPOST.
Dunque, bisogna vedere i nuovi equilibri in funzione della liberalizzazione per poi fare
una riflessione più approfondita sul futuro dell'IPOST. Oltre che rivedere il bilancio
tecnico per avere i dati effettivi, occorre tener presente che tutto va in funzione di questa
trasformazione del mercato dei servizi.
A me interessa conoscere la strategia per il futuro, ma mi sembra che sia chiara. Riguardo
ai contratti a termine che vanno fuori dal programma previdenziale IPOST,
evidentemente non c'è stata una gestione chiara, dal momento che si è arrivati ad avere
migliaia di cause: non è sicuramente il modo giusto per offrire lavoro in un ente statale a
persone che sono state assunte a tempo determinato.
ANNA CINZIA BONFRISCO. Presidente Ialongo, la ringraziamo di essere qui e di
averci fornito dati che ci hanno aiutato a comprendere meglio alcune dinamiche.
Eravamo fermi ai numeri e alle previsioni fornite in occasione del decreto n. 112 del
luglio dell'anno scorso, che accese un faro su Poste italiane.
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Mi interessa aggiungere una piccola domanda a quelle poste dagli altri colleghi.
Purtroppo, come gli altri colleghi senatori, non potrò ascoltare la sua risposta perché alle
9,30 avranno inizio le votazioni degli emendamenti al provvedimento sul testamento
biologico. Ricordo molto bene un'audizione in Commissione finanze del Senato
dell'amministratore delegato di Poste italiane, a proposito della scarsa presenza tra gli
strumenti finanziari da voi adottati di titoli della Lehman Brothers non solo all'interno
della dinamica previdenziale, ma anche tra i vari servizi offerti da Poste ai nostri cittadini.
Lei, presidente, è in grado di confermare - o lo sarà in futuro - che anche all'interno delle
questioni che vengono trattate dall'IPOST la presenza di azioni di Lehman Brothers sia
così minima o irrilevante da non destare preoccupazioni?
PRESIDENTE. Do nuovamente la parola al dottor Ialongo per le risposte ai quesiti posti.
GIOVANNI IALONGO, Presidente di Poste italiane SpA. Le domande mi sembrano
puntuali, precise e appropriate. Vorrei sgombrare subito il campo da eventuali equivoci:
ho rappresentato e continuo a rappresentare la politica del personale dell'azienda che ho
l'onere e l'onore di presiedere. Giustamente, mi si ricorda che non possiamo condizionare
la politica di Poste alla tenuta dei rapporti iscritti-pensionati dell'ente di previdenza.
Al senatore Lannutti confermo che abbiamo già preso un'iniziativa come Poste italiane -
in modo particolare attraverso la nostra società Poste Vita - per venire incontro a tanti
cittadini che avevano sottoscritto un prodotto che poi abbiamo verificato che non forniva
le giuste garanzie. Ciò a maggior ragione nel momento in cui si mette in evidenza e si
conferma (e vogliamo che continui ad essere confermata) piena fiducia
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negli investimenti in Poste italiane, e soprattutto fiducia nei confronti dell'azienda.
Dunque, abbiamo preso un'iniziativa che offre la garanzia del mantenimento del
patrimonio investito, aumentandolo del 5 per cento, anche se allunga il periodo di
investimento, come lei ha già anticipato. Abbiamo fatto ciò anche mettendo a
disposizione da parte dell'azienda una cifra enorme per sopperire a questa carenza.
Non abbiamo altri prodotti se non questo, che è stato immesso sul mercato dalla nostra
società; non è il caso oggi di sindacare su chi abbia avviato questa iniziativa: non sono
portato ad attribuire responsabilità a chi mi ha preceduto. Si trattava di un prodotto che è
stato lanciato sul mercato e che poi si è dimostrato non rispondente alle attese, soprattutto
per l'attività dell'azienda Poste italiane. L'iniziativa della società da noi controllata, di cui
parlavo prima, ha avuto il primo appoggio del vertice dell'azienda che io presiedo.
Per quanto riguarda il rapporto CER, mi sia consentito dire che non lo so. Non posso
entrare in queste situazioni, anche se ritengo che - come è stato giustamente richiamato
dal presidente e da alcuni commissari - un piano tecnico attuariale aggiornato darà la
possibilità di fornire risposte concrete e consentirà a voi di esprimere giudizi precisi.
Posso soltanto dire che oggi il rapporto iscritti-pensionati è di 1 a 18, mentre con
l'allargamento - e arrivo anche alla sua obiezione, onorevole Santagata -, con il contratto
unico di settore e con la liberalizzazione si arriverà ad un rapporto di 1 a 35, ovviamente
tenendo presenti le cifre che io ho richiamato e non altre. Non è possibile non tener
presente questo dato.
Onorevole Berretta, prima la senatrice Bonfrisco ha richiamato una norma che ci ha
portato sotto il «faro» degli organi di informazione durante il periodo estivo: chi era in
vacanza si è allarmato perché, secondo organi di informazione, per le
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Poste era stata fatta una norma ad hoc. In realtà anche altre aziende, come Rai o Ferrovie
dello Stato, si trovano in condizioni analoghe, sebbene i numeri siano diversi. Proprio in
questi giorni siamo impegnati, con un'iniziativa di Confindustria, a porre un rimedio,
perché ci rendiamo conto della complessità della situazione. Ormai dovrà interessarsene
la Corte costituzionale, perché dopo alcuni ricorsi avanzati i giudici hanno fermato ogni
iniziativa, rinviando appunto alla Corte costituzionale. Pertanto, in relazione alla cifra che
lei voleva conoscere, le dico che su diciotto ricorsi alla Corte costituzionale in materia di
contratto a tempo determinato, dodici sono relativi a Poste italiane e sei ad altre aziende.
Questo conferma che non è coinvolta solo Poste italiane, ma vi sono anche altre aziende
interessate.
All'onorevole Santagata rispondo osservando che la politica di Poste italiane sicuramente
non può essere condizionata, per quanto riguarda la politica del personale, alla tenuta o
meno dell'ente previdenziale. Le confermo, non solo nella mia veste di presidente - e
considerando anche che per 11 anni ho presieduto l'IPOST - che noi siamo interessati ad
ogni iniziativa per il mantenimento dell'ente di previdenza. Lei lo sa, anche per l'impegno
che ha svolto nel precedente Governo. Certamente, portiamo avanti una politica del
personale che consenta di migliorare l'efficienza dell'azienda, incentivando le uscite e
assumendo nuove energie con nuove professionalità. Dobbiamo tener presente che con la
liberalizzazione entreranno nel mercato italiano aziende di altri Paesi. Se ci saranno
oscillazioni e le cifre non saranno esattamente quelle, lo vedremo. Ma indipendentemente
dalla tenuta o meno dell'ente previdenziale, Poste italiane porterà avanti il contratto unico
di settore perché vogliamo omogeneizzare la parte normativa e quella salariale. Sapete
che gli altri operatori che operano
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in questo settore hanno norme diverse e ciò non è accettabile. Le stesse organizzazioni
sindacali sono interessate a raggiungere l'obiettivo del contratto unico di settore: in questa
direzione noi ci spenderemo, ma non posso garantire se ci riusciremo. Questo è il motivo
per il quale ho usato il condizionale parlando dell'allargamento della platea contributiva.
Avete fatto bene a sottolineare questo aspetto, perché è vero che un conto sono il numero
delle uscite e quello delle entrate di nuovi dipendenti, ma altra cosa è la platea
contributiva risultante dall'allargamento del contratto unico di settore.
Mi sembra di aver risposto a tutte le domande. Se ho dimenticato qualcosa sono a
disposizione, ma mi sia consentito di ringraziare lei, signor presidente, e tutti i
commissari per l'attenzione che mi avete riservato.
PRESIDENTE. Nel ringraziarla, presidente, le diciamo che è stato sicuramente esaustivo.
Restiamo in attesa, quando sarà possibile, di avere qualche dato aggiornato, anche perché
effettivamente abbiamo rilevato alcune discrasie. In conclusione, lo status quo delinea
qualche preoccupazione. Tuttavia, quanto da lei prospettato non è un futuro eventuale ma
un'ipotesi molto probabile: sicuramente il mercato verrà aperto, perché lo richiedono le
normative europee, e quasi certamente si arriverà ad un contratto unico di settore con le
conseguenze del caso, anche perché ci sono dei precedenti, come ad esempio la
Germania. Quindi, credo che la direzione sia assolutamente quella delineata anche per
quanto riguarda le risoluzioni che abbiamo prospettato in termini numerici, ossia in
termini di turn over finanziario.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9,30.
2 Commenti "POLITICHE DEL PERSONALE POSTE ITALIANE"
Ho letto l'articolo ma non ho capito una cosa le 8300 assunzioni per il triennio 2009 2011 come verranno suddivise? Perché non penso che riguardano solo quelli che stanno nella graduatoria ex ctd . E se hanno dato a tutti quelli che stanno in graduatoria la possibilità di essere chiamati almeno una volta e in graduatoria c'è ne sono all'incirca 10000 allora non ci ritroviamo con i conti! O mi sbaglio!!!
Hai centrato perfettamente il punto, non ti sbagli.